La sessualità in gravidanza

Una gravidanza costituisce sempre una fase di transizione e cambiamento all’interno di una coppia. Nella donna la maternità è sicuramente un’esperienza travolgente, comporta mutamenti significativi che riguardano il corpo, la propria femminilità e la ridefinizione della posizione all’interno del sistema familiare. Anche il partner deve fare i conti con il nuovo assetto relazionale, il nuovo ruolo all’interno della coppia e tutti i vissuti personali che concernono il diventare genitore.

Ci si può ritrovare così nel vortice delle aspettative, delle emozioni contrastanti, di gioie e timori che possono destabilizzare l’equilibrio di coppia precedentemente raggiunto oppure da sempre auspicato, proprio attraverso l’esperienza di fare un figlio.

Durante la gestazione anche la sessualità è inevitabilmente attraversata da una fase di destabilizzazione psicofisica che interessa entrambi i partner, e che necessita di una riorganizzazione per lo stabilirsi di un nuovo equilibrio man mano che trascorrono i mesi.

Vediamo cosa accade.

Il calo del desiderio​

Nel primo e nel terzo trimestre di gravidanza nella donna si riscontra un significativo calo del desiderio. In particolare nel primo trimestre, a livello fisiologico, avviene un innalzamento dei livelli di estrogeni e progestinici, parallelamente ad un calo del testosterone, l’ormone deputato al trofismo dei tessuti genitali e allo sviluppo della libido (desiderio sessuale). Questi sbalzi ormonali tendenzialmente non favoriscono la propensione della donna ad avere rapporti sessuali. Inoltre, nelle prime settimane la gestazione è spesso accompagnata da un profilo sintomatologico articolato (nausea, insonnia, mal di schiena, stanchezza, ecc.) che può influire sul desiderio sessuale.
Nelle ultime settimane della gravidanza, oltretutto, l’ingombro fisico del pancione, l’impaccio per le posizioni, l’aumento della stanchezza e le preoccupazioni per il parto imminente possono essere comprensibilmente un deterrente ad una serena attività sessuale.

Il sesso sta diventando problematico perché sono scomoda, stanca, i movimenti sono più pesanti, mi sento goffa, e sento di non avere voglia. Per il mio compagno tutto ciò non sembra un problema. Gli ho parlato del mio disagio e lo sta rispettando.” Spiega una mia paziente al settimo mese.

Si può fare sesso durante la gravidanza?​

È una domanda che mi sono sentita spesso rivolgere da donne e uomini di diverse età. 

Per tutta una serie di timori più o meno plausibili, fare sesso durante la gravidanza è spesso considerata un’attività pericolosa. La paura più grande è quella di danneggiare il feto (e in taluni casi che possa essere un testimone involontario dell’atto sessuale).

“Appena ho saputo della gravidanza, oltre alla gioia dell’evento, avevo una paura tremenda, avevo aspettato così tanto di rimanere incinta che evitavo qualsiasi cosa potesse rovinare tutto, soprattutto il sesso… non volevo perdere mia figlia.” Confida un’altra paziente.

In realtà, se la gravidanza non è a rischio, non solo si può ma è addirittura consigliabile praticare l’attività sessuale.  Al momento non vi sono studi che dimostrino una correlazione tra attività sessuale e aborto o parto prematuro. Solo in caso di queste minacce è infatti sconsigliabile praticare l’attività sessuale. Al termine della gravidanza, invece, qualora il collo dell’utero si sia dilatato troppo precocemente oppure la futura mamma stia prendendo farmaci per controllare le contrazioni, è sconsigliato avere rapporti. 

Tuttavia è importante sapere che il sesso, ad esclusione delle circostanze sopra menzionate, è un’attività molto benefica e consigliata durante la gravidanza.

Quali sono allora i benefici del sesso?

Oltre a consolidare l’intimità di coppia e a ridurre lo stress, il sesso rilascia una serie di sostanze benefiche (endorfine) sia per il nostro corpo che per il bambino.
Secondo un recente studio pubblicato anche nelle Linee Guida sulla gravidanza fisiologica del Ministero della Salute, può avere importanti effetti benefici anche sul decorso della gestazione.
Al termine della gravidanza, i rapporti sessuali potrebbero giocare un ruolo fondamentale nell’avvio del travaglio. Il liquido seminale infatti contiene prostaglandine, sostanze prodotte dall’organismo che preparano l’utero al parto. Durante l’orgasmo viene rilasciata anche un’altra sostanza, l’ossitocina, che oltre al rilassamento favorisce le contrazioni uterine.

A chi possiamo rivolgerci in caso di bisogno? 

Ginecologi, ostetriche, psicologi e sessuologi sono le figure specializzate che possono aiutare la donna e la coppia a vivere una sessualità serena e soddisfacente anche durante la gravidanza. 

Parimenti è fondamentale parlare con il proprio partner di come ci si sente e di ciò che sta avvenendo, consapevoli che ciò che avviene nel corpo ha una propria controparte nella mente e viceversa.

Ricordiamoci anche che il sesso non si esaurisce solo nell’atto penetrativo ma si compone di molto altro: preliminari, baci, abbracci, carezze, sguardi, gesti che rassicurano, e aiutano ad arricchire i momenti di intimità.

Per concludere, è bene precisare che la sessualità è un’esperienza significativa e pervasiva nella vita dell’essere umano, dunque non potrà mai esaurirsi in una prescrizione medica né tantomeno in un divieto. Non c’è giusto o sbagliato. Ciò che conta è come ciascuno la vive, nel rispetto della propria storia, della propria e dell’altrui soggettività.

Bibliografia

L’Approccio Integrato in Sessuologia. Teoria e Prassi Clinica. Tripodi F., Nimbi F.M., Fabrizi A., Rossi R., Simonelli C. Psicobiettivo. 2016, 2, pp.52-71, DOI: https://doi.org/10.3280/PSOB2016-002004

Linee guida sulla gravidanza fisiologica, Ministero della Salute. https://www.salute.gov.it/portale/documentazione

L’intimità perduta, oltre la sessualità alla ricerca dell’eros. M. P. Simeone 2014.

Immagine di Freepik

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 Silvia Bettinelli

Counsellor professionista

Educatrice professionale nel settore infantile 0/6, ho in seguito conseguito il titolo di Counsellor Professionista di secondo livello dopo un percorso formativo di tre anni e 450 ore di stages presso comunità, consultori famigliari, ambienti lavorativi.

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Dott.sa Alessia Bonacina

Pedagogista iscritta all’ANPE, laureata presso l’Università di Bergamo, attualmente Pedagogista Clinica in formazione presso l’ISFAR di Firenze.

 

Negli anni ho lavorato nell’ambito della tutela minori, interfacciandomi con nuclei famigliari in condizioni difficoltose e con minori in affido, accompagnandoli nei contesti scolastici e informali.

 

Sono specializzata nei processi d’apprendimento che riguardano tutto il ciclo di vita, quindi il mio lavoro è rivolto ai bambini, agli adolescenti, agli adulti e agli anziani.

Mi occupo di bambini/e e di ragazzi/e con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA / BES), sia per il tutoraggio relativo ai compiti che per il potenziamento delle abilità necessarie ad un equilibrato e positivo processo d’apprendimento.  I miei incontri sono rivolti anche a coloro che hanno difficoltà a relazionarsi con i pari e nella gestione emotiva.

 

I miei principali servizi:

-Consulenze genitoriali relative all’educazione dei figli

-Percorsi pedagogici in aiuto alla persona (ansia, stress emotivo, bassa autostima ed insicurezze, difficoltà mnestiche, enuresi ed encopresi, mutismo selettivo, mamme in gravidanza;

-Potenziamento e tutoring per DSA

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Dott.sa Simona Seu

Psicologa

Laureata all’Università di Cagliari e psicoterapeuta specializzata nell’Approccio Centrato sulla Persona di C.R.Rogers a Roma e formata in psico-oncologia presso l’Istituto Nazionale dei Tumori a Milano. 

Svolgo psicoterapie sia online che in presenza, individuali e di coppia, finalizzate ad affrontare problematiche relative al disagio psicologico e alle difficoltà di adattamento psico-sociale al contesto. 

Il mio approccio è rivolto alla risoluzione di disturbi ansioso-depressivi, fobici, sessuali, ossessivo-compulsivi, psicotici e di personalità (borderline ecc).  

Svolgo inoltre attività di supporto psico-oncologico alle/ai pazienti che affrontano un iter diagnostico e terapeutico di tipo oncologico. L’approccio utilizzato consente di trovare le risorse per risolvere problematiche emotive ed esistenziali legate all’elaborazione del vissuto di malattia ed alla difficoltà di accettazione che spesso causa di una percezione alterata di Sé corporeo e ad una bassa autostima. 

Durante il trattamento si promuove la capacità delle persone a maturare una maggiore consapevolezza di Sé, promuovendone l’autonomia 

La psicoterapia rogersiana consente al paziente di vivere una “esperienza emozionale correttiva”, che attraverso la comprensione empatica del terapeuta diventa un’opportunità per dare maggiormente spazio ai propri bisogni per diventare i protagonisti responsabili della propria vita. 

Per maggiori info visita la mia pagina Simona Seu – psicologa psicoterapeuta

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